Opus 36 Sinfonia n. 2 in re maggiore

I) Adagio molto – Allegro con brio – II) Larghetto – III) Scherzo – allegro – IV) Allegro molto

Opus 36 Sinfonia n. 2 in re maggiore, op. 36, dedicata al principe Carl Lichnowsky, 1800 – autunno 1802, pubblicata in parti staccate a Vienna, Bureau d’arts e d’industrie, marzo 1804; in partitura a Londra, Cianchettini e Sperati, novembre – dicembre 1808 (in Germania a Bonn e Colonia, Simrock, primavera 1822). GA. n. 2 (serie 1/2) – B. 36 – KH. 36 – L. II, p. 203 – N. 36 – T. 103.

Orchestra: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi. Il manoscritto originale, donato da Beethoven a Ferdinando Ries, è poi andato perduto. Gli abbozzi del primo tempo (introduzione compresa) occupano sedici pagine del quaderno Landsberg, quelli dell’ultimo quindici pagine del quaderno Kessler. Può darsi che ve ne siano stati altri, dei quali non è rimasta traccia. Mancano, oltre tutto, quelli dei due tempi intermedi, non potendosi considerare senz’altro come riferibile al Larghetto l’Andante di Sinfonia riportato dal Nottebohm, dal Thayer e poi dal Grove e da noi incluso fra gli inutilizzati; ed essendo troppo nudo e schematico l’altro frammento che il Grove citava a suo tempo come una «recente scoperta» dello Shedlock. Dall’epoca cronologica alla quale sono comunemente riferiti i due quaderni suddetti, si può dedurre con fondatezza che la Sinfonia, incominciata o per lo meno ideata già dal 1800, non giunse a compimento prima della tarda estate o dell’autunno del 1802 epoca molto triste della vita di Beethoven, sia per l’aggravarsi della sordità in modo tale da far disperare della guarigione, che per la disillusione dell’amore per la Guicciardi.

Niente peraltro nella musica tradisce uno stato d’animo doloroso. Si è parlato di una eroica menzogna, ma bisogna anche pensare che spontaneo può essere in mezzo al dolore, specialmente nei giovani, l’anelito alla gioia e la volontà di ricrearla o riviverla nel ricordo quasi per non perderne la fede. E la creazione artistica, in cui questa fede aveva ancora una salda radice, si svolgeva in un mondo a sé, come un beato rifugio dell’anima dalle esperienze immediate e tristi della realtà della vita.

La Prima e la Seconda Sinfonia sono accomunate come esponenti della cosiddetta prima maniera beethoveniana; ma fra l’una e l’altra c’è differenza per l’ampiezza delle proporzioni, la ricchezza e la varietà dei temi, la larghezza del respiro, la vivacità dello spirito. E se nella Seconda si possono trovare esternamente ancora dei legami con il passato, la personalità del maestro ha tuttavia fatto un considerevole passo in avanti e allargato la cerchia del suo mondo di fantasia e di sensibilità; maggiore vi è il senso di baldanza giovanile, più approfondito l’elemento espressivo.

L’introduzione (Adagio molto) scopre una visuale di serenità anche un po’ solenne e d’altra parte non priva di qualche accento drammatico; e prelude adeguatamente all’Allegro con brio, che è la magnificazione di un sentimento generale, per così dire, eroicamente pacifico: ritmo perfezionato dal canto nell’espressione più caldamente corale dell’inno.

È un peccato che del Larghetto non si conoscano abbozzi; sarebbe stato interessante vedere come in una tanto armoniosa costruzione si siano venuti a disporre ed ordinare man mano i vari elementi melodici, armonici, strumentali, essenziali ed ornativi, che hanno dato vita nel loro insieme ad una delle pagine musicali più dolci ed affettuose di Beethoven: l’effusione di una limpida serenità dopo la gioia vigorosa, il sentimento di un candido amore che si apre nel sorriso e si compenetra nella eleganza della bellezza formale; un nuovo aspetto di quell’atto di fede che gli assalti del dolore non erano riusciti ad intaccare nella sua nativa spontaneità.

Ma tuttavia non può non colpire in un punto dello sviluppo la titubanza della piccola frase rinviata dagli archi ai fiati, alla quale il timbro del fagotto conferisce particolarmente una oscura tinta dubitativa. (Ricordiamo, per qualche analogia espressivo-strumentale, un momento dell’ Adagio della Sinfonia in do maggiore K. 425 di Mozart).

Lo Scherzo (Allegro) (per la prima volta qui Beethoven introduce nel campo sinfonico una tale denominazione, di cui aveva invece fatto già uso in altre composizioni per pianoforte e per complessi vari) è, come idee, più semplice o elementare che non nella Prima Sinfonia, ma ha l’originalità, nella prima parte, della suddivisione della frase nelle diverse categorie strumentali, mentre la seconda assume un carattere più propriamente lineare melodico: impennandosi peraltro (qualche cosa di simile a quanto era già avvenuto al principio del primo tempo del Trio per archi op. 9 n. 2) nelle sincopi che ne interrompono due volte il corso.

Semplice forse ancor più il Trio, con una punta fra umoristica ed enfatica negli unisoni della seconda parte e nell’appello sulla dominante dei timpani e fiati annunciante la ripresa dello Scherzo. Lo spirito giocoso e brillante anima da capo a fondo l’Allegro finale sulla base della scattante figura trillata dell’esordio: non tanto esclusivamente però che gli elementi della dolcezza melodica e l’espressione più calda di celebrazione corale popolare non vi abbiano anch’essi la loro parte, come già nel primo tempo.

La prima esecuzione della Sinfonia ebbe luogo al teatro An Der Wien il 5 aprile 1803, in un concerto organizzato da Beethoven a proprio beneficio e, sembra, da lui stesso diretto. Il programma comprendeva tutte sue composizioni: Prima e Seconda Sinfonia, Concerto n. ) in do minore per pianoforte e orchestra con l’autore come solista, l’oratorio Christus am Ölberge (Cristo sul Monte degli Ulivi) (anche queste due ultime opere in prima esecuzione), più alcuni altri pezzi minori, ai quali però si dovette rinunziare per l’eccessiva lunghezza del programma.

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Opus 36 Sinfonia n. 2 in re maggiore

Opus 36 Sinfonia n. 2 in re maggiore

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Titolo ufficiale: Opus 36 Symphonie Nr. 2 (D-dur) Widmung: Karl Fürst von Lichnowsky NGAI/1 AGA 2 = Serie 1/2

Creazione e pubblicazione: abbozzata nell’autunno 1800 sino a febbraio 1802. La sinfonia era probabilmente già disponibile nell’aprile 1802 nella sua interezza, in partitura completa e parti, per un’accademia pianificata senza successo in quella data. Potrebbe essere stato nuovamente rivista prima di essere stampata nel 1803. L’edizione originale in parti fu pubblicata nel marzo 1804 dal Kunst- und Industrie-Comptoir di Vienna. Il 28 marzo 1802, Kaspar Karl van Beethoven annunciò a Breitkopf & Härtel l’imminente completamento della sinfonia: „ferner werden wir in 3 bis 4 Wochen eine grose Simpfonie, und ein Konzert für das Klavier [Op. 37] haben. Uiber diese beyden letztem Stücke bitte ich, mir […] gelegentlich Ihre Meinung, aber uiber das erstere bitte ich Sie etwas zu eilen, indem wir es gern bald in Druck sehn möchten, Weil es eins von meines Bruders vorzügligsten Werke[n] ist“ (BGA 81). Entrambe le composizioni erano probabilmente destinate all’accademia di Beethoven prevista per il mese di aprile, che non poté aver luogo per mancanza dei locali desiderati. I preparativi per il concerto erano ovviamente a buon punto, poiché Beethoven chiese a Ferdinand Ries in una lettera dell’ aprile di correggere le bozze (BGA 87). Dopo il suo rifiuto, il 22 aprile, Kaspar Karl  chiese all’editore di avere pazienza con dette opere, „weil wir sie noch in einer Musick zu gebrauchen denken“ (BGA 85). Solo l’anno successivo, il 5 aprile 1803, questo proposito poté realizzarsi nell’Accademia del Theater an der Wien.

Poiché esistono grandi differenze tra gli schizzi per il finale contenuti nel quaderno di abbozzi “Keßler” e la versione stampata, è probabile che la sinfonia fosse stata revisionata profondamente. Il che potrebbe aver avuto luogo solo dopo la rappresentazione del 5 aprile 1803 . Dopo l’offerta a Breitkopf & Härtel del 28 marzo 1802, inizialmente ritirata, Kaspar Karl van Beethoven offrì l’opera ad André a Offenbach il 23 novembre e di nuovo a Breitkopf & Härtel il 22 gennaio 1803. I negoziati potrebbero aver avuto luogo anche con Franz Anton Hoffmeister nel marzo / aprile 1803 a Vienna. Il 26 marzo 1803, Breitkopf & Härtel furono infine respinti con l’informazione che  „diese 2 Werke [Op. 36 und 37] einem ihrer Hr. Collegen um 700 Gulden überlassen“ (BGA 129). La stampa fu notevolmente ritardata. Ancora nel novembre 1803 la sinfonia fu pubblicata assieme all’op. 37 e 38 nell’elenco editoriale del Comptoir d’arte e industria viennese (dall’autunno 1803) sotto le „zunächst“ opere pubblicate. L’annuncio dell’effettiva pubblicazione nella Wiener Zeitung risale al 10 marzo 1804. I numeri metronometrici originali riportati negli incipit provengono da un libretto pubblicato da S. A. Steiner intorno al 1817 “Bestimmung des musikalischen Zeitmasses nach Mälzel’s Metronom. Erste Lieferung. Beethoven. Sinfonien Nr. 1—8 und Septett von dem Autor selbst bezeichnet“ (VN 2811). Ad oggi non si conosce copia del libretto sopravvissuta. Le indicazioni del metronomo per le sinfonie furono pubblicate nel Leipziger Allgemeine Musikalische Zeitung e trovarono posto nell’AGA, in parte anche in Hofmeister/Direktor 1819 (vedi Nottebohm/Beethoveniana Il p. .130). Per la dedica vedere i Tre trii op. 1. Prima esecuzione il 5 aprile 1803 in un’accademia organizzata da Beethoven al Theater an der Wien, in cui furono eseguiti in prima assoluta il 3° concerto per pianoforte op.37 e l’oratorio „Christus am Ölberge“ op. 85. Recensione: Zeitungfiir die elegante Welt 3 (1803), 16 aprile 1803, col. 363f. Questa indicata non deve necessariamente essere stata la prima rappresentazione; è possibile una rappresentazione privata in un palazzo aristocratico viennese, soprattutto del dedicatario Karl Fürst von Lichnowsky (1761-1814).

Prima edizione 1804 (Marzo). Wien, Kunst- und Industrie-Comptoir (Bureau d’Arts et d’Industrie), VN/PN 305. – Titolo „GRANDE SINFONIE / pour / deux Violons, Alto, deux Flûtes, deux Hautbois, / deux Clarinettes, deux Bassons, deux Cors, deux / Trompettes, Timballes, Violoncelle et Basse, / composée et dediée / à son Altesse Monseigneur le Prince / CHARLES DE LICHNOWSKY / par / Louis van Beethoven. / Op. 36. /

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

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